Monthly Archives: febbraio 2015

Storie di parole

Schermata 2015-02-14 a 11.05.43Di cosa sono fatte le parole e da dove arrivano?
Un piccolo dizionario etimologico, Storie di parole (Gallucci, 2015, 160 pp, 19,50 euro), ce lo racconta. Ci sono parole che arrivano da lontano, altre da territori più vicini, parole antichissime e parole nuove, che raccontano immagini, umori, sapori.

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Tutte le parole presenti in questo libro, illustrato a due colori dal bravissimo Alessandro Sanna, custodiscono una storia. Pensato per bambini dagli 8 ai 13 anni, è un libro capace di incuriosire anche gli adulti.

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Di parole ne usiamo tutti i giorni… allora perché non osservarle più da vicino, tendendo l’orecchio per ascoltarne la storia nascosta?
Pensiamo all’altalena: sembra strano, eppure questa parola «deriva nientemeno che da uno strumento di guerra. Risale infatti al vocabolo latino tollēnōnem, di probabile origine etrusca, che indicava una macchina da guerra formata da due travi poste in modo che quando una delle due si alzava, l’altra si abbassava. Serviva per sollevare oggetti pesanti durante gli assedi».

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La parola assassino, invece, «vuol dire letteralmente “fumatore di hashish”, una droga ricavata dalla pianta di canapa indiana. Si chiamavano così i membri di una setta, che operavano in Persia nel XII e XIII secolo. Sotto gli effetti di questa droga, essi scorrazzavano qua e là commettendo omicidi di ogni tipo».

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Curiosa anche la storia della damigiana che «pare derivi dal francese dame Jeanne (signora Gianna). Secondo la leggenda fu una procace ostessa, tale Jeanne, a dare questo nome a un grande contenitore di vetro, panciuto e rivestito di vimini. Costei insomma avrebbe fatto realizzare a sua immagine il capace contenitore di vino, ispirandosi appunto alle sue floride forme».

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Insomma: di parole in questo prezioso dizionario ce ne sono tante, ben 336, raccolte con cura dal famoso scrittore, giornalista e linguista Giuseppe Pittano (1921-1995), e Rossana Bonafede, sua stretta collaboratrice. Storie di parole è un dizionario che si può consultare all’occorrenza o un libro da leggere tutto d’un fiato, perché poi, in fondo, una parola tira l’altra!

Una cosa è certa: dopo averlo letto, nel nostro quotidiano, non incontreremo solo parole, ma storie. Guardando una libellula, non vedremo solo un bellissimo insetto con quattro ali trasparenti, ma anche la perfezione di una “piccola bilancia”.

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Catalogo degli addii

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«Ho recitato il tuo nome come un mantra fino a quando
le parole hanno perso i sensi, e anch’io.
Addio».

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A ognuno il suo addio: lo comprende bene Nina Dermar, responsabile di una casa editrice, quando cerca uno scrittore di sesso maschile per redigere lettere d’addio. E di addii sembra intendersene bene Peter Faraway che si rivela l’uomo giusto per questo difficile compito: «Per mestiere scrivo qualsiasi cosa. Per vocazione lascio quasi tutto».

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Ironico e malinconico allo stesso tempo, il Catalogo degli addii (et al./EDIZIONI, di Marina Mander e Beppe Giacobbe) è un bellissimo e ben curato romanzo per immagini che ogni tanto mi ritrovo a sfogliare.

«Come saprà meglio di me, gli uomini non lasciano lettere d’addio, preferiscono andarsene di soppiatto, dileguarsi. Noi abbiamo pensato di offrire loro uno stimolo, qualche spunto per addolcire la pillola»: queste le parole di risposta di Nina alla candidatura di Peter.

«Il tuo ricordo si è scordato piano piano, poi, con uno starnuto, è uscito del tutto. Addio».
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«Il mare non si può fermare. Addio».

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«Abbandonarsi o abbandonare? Purtroppo io sono transitivo. Addio».
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«La distanza tra ciò che è stato e ciò che avrebbe potuto essere mi porta già altrove. Addio».83

«Ogni amore inizia con una fantasticheria e finisce con un “invece”. Addio».89

«L’addio si insinua un po’ alla volta, e un giorno dilaga, dappertutto».205

È un’idea originale quella di Marina Mander che porta il lettore a rimanere sorprendentemente coinvolto in una storia parallela che si viene a creare tra Nina Dermar e Peter Faraway: forse un sottile messaggio per dire che tra un addio e l’altro non c’è mai il vuoto, ma la possibilità di costruire una nuova storia?
Ma a questa nuova storia seguirà l’ennesimo addio?

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