Piero Fornasetti – 100 anni di follia pratica

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È una mostra, Piero Fornasetti – 100 anni di follia pratica, che quando esci vorresti subito rientrare.
Allestita alla Triennale di Milano (13 novembre – 9 febbraio 2014) e curata dal figlio Barnaba Fornasetti, la mostra è un percorso che non può lasciare indifferenti, tra più di 1000 pezzi provenienti dall’archivio curato dal figlio che prosegue ancora oggi l’attività avviata dal padre nello studio milanese.

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Si esce dalla mostra felici, appagati, arricchiti. È un viaggio sensoriale ed evocativo tra oggetti di ogni genere: disegni, mobili, posacenere, sedie, tavoli, tessuti, libri, vassoi, foulard, piatti e tanto, tanto altro.

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Sarebbe infatti riduttivo parlare dell’artista solo come di un designer perché è stato molto di più. La presentazione coglie in pieno il suo lavoro: «Pittore, stampatore, progettista, collezionista, stilista, raffinato artigiano, decoratore, gallerista e ideatore di mostre, Fornasetti è stato una personalità estremamente ricca e complessa. Ha disegnato e realizzato circa 13.000 tra oggetti e decorazioni: un universo fatto in egual misura di rigore progettuale, artistico e artigianale come di fantasia sfrenata, invenzione surrealista e poesia».

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Decorava tutto Fornasetti, gli oggetti comuni diventavano per lui superfici da esplorare, dove tutto poteva succedere. Il lavoro dell’artista è stato sempre guidato da un forte rigore progettuale e da una profonda ricerca a cui affiancava fantasia, poesia e lavoro artigianale, una reazione al cattivo gusto, come egli stesso ha rivelato: «Sono nato in una famiglia di pessimo buon gusto e faccio del pessimo buon gusto la chiave di liberazione della fantasia».

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Il percorso – allestito in modo impeccabile – si articola in sezioni che vanno dagli esordi pittorici vicini al Novecento alla stamperia di libri d’artista, dalla collaborazione con Gio Ponti negli anni ’50 e ’60, ai più difficili anni ’70 e fino al 1988, anno della sua morte.
Si conclude infine con Dai confini del solito, un video onirico in stop motion di Toni Meneguzzo, fotografo di fama internazionale. Si tratta di un lavoro laborioso, un «rosario mantrico di pazienza», come lui stesso lo definisce, capace di far avvicinare lo spettatore al mondo dell’artista.

Bello, ricco e curato nei dettagli anche il catalogo edito da Corraini Edizioni: comprarlo è d’obbligo. Sono 200 pagine che raccontano in inglese e in italiano la carriera di Fornasetti, con testi a cura di Ginevra Quadrio Curzio e prefazione di Patrick Mauriès.

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Quando all’inizio ho scritto che la mostra è un viaggio è perché non riuscirei a descriverla in altro modo. La sensazione finale è quella di aver attraversato terre diverse, conosciuto spazi nuovi, nuovi modi di pensare le cose e di immaginare la realtà. Sensazioni comuni a tutti quelli che hanno avuto modo di avvicinarsi all’arte di Fornasetti, inesauribile fabbrica di fantasia: «Il pubblico mi ha spiegato che quello che facevo era qualcosa di più di una decorazione. Era un invito alla fantasia, a pensare, a evadere dalle cose che ci circondano, troppo meccanizzate ed inumane. Erano dei biglietti di viaggio per il regno dell’immaginazione». E quando il viaggio finisce senti che qualcosa dentro di te è cambiato. Che ti è stato fatto il dono più prezioso che un artista possa fare: la capacità di immaginare.

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